Reggio: l’Ordine al fianco dei medici in protesta a Piazza Italia

Il Presidente ed il Consiglio Direttivo dell'Ordine dei Medici di Reggio Calabria esprimono convinta vicinanza alla coorte di giovani medici scesi in piazza ieri, 29 maggio 2020, a manifestare per i loro diritti.

Un folto numero di medici neoabilitati, medici non specialisti, specialisti, medici corsisti di medicina generale, medici di medicina generale e studenti in medicina, ha preso parte all'evento nazionale "Medici in mobilitazione: Uniti per il SSN", tenutosi nella nostra città in Piazza Italia.

A spingere questi nostri colleghi ad esprimere le loro richieste, tanti motivi: i continui tagli alla Sanità, che dal 2010 ad oggi ammontano a circa 37 miliardi; l'imbuto formativo che, a fronte di circa 10 mila medici che si laureano ogni anno consente l'accesso alle Scuole di specializzazione ed al Corso di medicina generale solo a circa 7 mila con la conseguenza che la rimanente parte è costretta ad emigrare all'estero per conseguire la specializzazione; la conseguente necessità di una revisione delle modalità concorsuali del test di accesso alle scuole, l'ampliamento sia del numero dei posti nelle SSM che della rete formativa, il rafforzamento dei controlli di qualità sulla didattica e la rivisitazione dei contratti di Specializzandi e corsisti di Medicina generale per un migliore inquadramento giuridico ed economico.

L'emergenza Coronavirus ha accentuato problematiche esistenti da molti anni, dovute ad un minore interesse nell'investire nella sanità pubblica, portandoci ad un punto di non ritorno.

A pagarne le spese saranno tutti: i cittadini, che non potranno usufruire di un servizio, di un diritto così nobile e fondamentale che è sancito dall'art. 32 della Costituzione, che è quello della Tutela della Salute; i medici, specie i giovani, che ambiscono ad entrare nel circuito lavorativo, e ciò gli è impedito da cause non dipendenti da loro, seppur bravi e diligenti nei loro percorsi di studio.

E quando si dice che occorre rimuovere il numero chiuso in medicina si cade in errore perché in realtà i medici si laureano nel giusto numero ma non possono entrare nel circuito lavorativo in quanto mancanti della richiesta specializzazione elemento, di fatto, indispensabile per accedere al servizio sanitario nazionale.

I nostri colleghi scendendo in piazza chiedono in maniera importante una riforma della formazione specialistica, che veda un rapporto 1:1 tra borse e neolaureati.

Il discorso non si ferma solo a dei semplici numeri, ma va oltre, comprendendo nella suddetta riforma un potenziamento delle strutture ospedaliere, anche e soprattutto quelle periferiche, così da includerle nella rete formativa. Ciò renderebbe un doppio beneficio, in quanto gli specializzandi costituirebbero anche un'importante quota di forza lavoro, in aggiunta agli specialisti, per gli ospedali minori che sarebbero di grande ausilio agli ospedali centrali, i quali, a loro volta, vedrebbero diminuire gli accessi, costituendo un sistema integrato, sinergico, dove verrebbero garantiti controlli più stretti, ossia ovunque si potrà essere più vicini al paziente ed offrirgli maggiore attenzione, cura e dignità possibile.

Una formazione che sia di qualità che al tempo stesso contempli delle rotazioni, interscambi tra le strutture e medici specializzandi, al fine di ricevere insegnamenti equi e di eccellenza.

In ultimo, ma non meno importante, viene richiesto, nell'ottica di un interesse maggiore verso il territorio, l'equiparazione del corso di medicina generale, ad una scuola di specializzazione, in cui si possano integrare insegnamenti da parte di docenti universitari e medici di medicina generale, con uno sguardo al futuro, come l'utilizzo della telemedicina, per garantire una migliore assistenza.

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Come Ordine dei Medici di Reggio Calabria, non possiamo che essere vicini alle cause dei nostri più giovani colleghi ed esprimere loro il massimo supporto.

Inoltre, sempre in un'ottica di efficienza di tutto il sistema sanitario provinciale, desta enorme preoccupazione la scelta del Grande Ospedale Metropolitano di porre in quiescenza numerosi illustri colleghi, veri e propri pilastri dell'Azienda in tutti questi anni, che potrebbero avere un ruolo fondamentale nella formazione, nel tutoraggio e nel coordinamento sul campo di questi giovani colleghi. Tale decisione, specie se pensiamo al fatto che in molti casi, durante l'emergenza ancora non del tutto alle spalle, molti colleghi sono stati richiamati dalla pensione, rischia di avere serie ripercussioni.