In boutique false griffe da Turchia ed Est Europa: sequestrati 15mila capi contraffatti da Milano a Reggio Calabria

gdf spider webImportavano dalla Turchia capi d'abbigliamento 'griffati' contraffatti e li vendevano a importanti boutique dove venivano acquistati da ignari clienti. La Guardia di finanza di Ancona ha stroncato un maxi commercio in 12 regioni di Italia. L'operazione "Spider web" e' nata controllando la rete Internet, siti e piattaforme di vendita alle quali si sarebbero rivolti i negozianti, secondo le Fiamme Gialle, tutti consapevoli di acquistare griffe taroccate. L'indagine, durata sei mesi e stroncata prima che prendesse dimensioni piu' grandi, ha portato a 35 denunciati tra i quali moglie e marito residenti a Osimo (Ancona), lei rumena, lui osimano, di 43 e 44 anni: sono accusati di ricettazione e commercializzazione di prodotti falsi. Sequestrati 15mila capi falsamente 'firmati' Gucci, Louis Vuitton, Chanel, Lacoste e di altri marchi, che avrebbero fruttato oltre 4 milioni e mezzo di euro. L'attivita' della finanza si e' sviluppata nelle regioni Marche, Lazio, Emilia Romagna, Sicilia, Toscana, Calabria, Sardegna, Campania, Piemonte, Lombardia, Veneto, Abruzzo.

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Queste le citta' dei negozi interessati: Roma, Milano, Palermo, Torino, Bologna, Rimini, Napoli, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Nuoro, Pisa, Pesaro, Porto Sant'Elpidio e Ancona. Nel corso delle perquisizioni eseguite nei confronti di questi esercizi commerciali sono stati rinvenuti documenti fiscali che falsamente attestavano la provenienza della merce direttamente dalle società titolari del marchio.

La coppia di Osimo aveva in casa il deposito di stoccaggio della merce. I capi sarebbero stati prodotti in Turchia, Bulgaria e Repubblica Ceca, e poi caricati su mezzi via gomma che raggiungevano Osimo da dove poi venivano smistati. L'indagine, coordinata dalla Procura di Ancona, e' stata condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Ancona diretto dal col. Guglielmo Sanicola con il supporto del comando provinciale guidato dal gen. Claudio Bolognese. Le griffe falsificate erano di noti brand quali: "Gucci", "Louis Vuitton", "Chanel", "Prada", "Hermes", "Givenchy", "Bikkembergs", "Armani", "Fred Perry", "Tommy Hilfiger", "Moschino", "Dsquared2", "Ralph Lauren", "Emporio Armani", "Burberry" e "Lacoste". Sono stati 'smascherati anche con l'ausilio degli esperti anticontraffazione delegati dalle case produttrici.

Nei prodotti contraffatti rinvenute etichette con il "codice qr" scansionabile, che una volta inquadrato attraverso un dispositivo mobile, rimandava a un generico sito web di vendite online e non al sito web titolare del marchio. In alcuni negozi sono stati rinvenuti documenti fiscali che attestavano falsamente la provenienza della merce dalle griffe originali. Gli investigatori hanno monitorato siti, profili social e pagine presenti sui social network piu noti individuando vere e proprie "vetrine virtuali" di operatori specializzati nel mercato delle vendite di abbigliamento online. Tra queste l'impresa gestita dai due coniugi che pubblicizzava la vendita di numerosi prodotti di lusso a prezzi concorrenziali, in particolare nella transazione tra il produttore ed il grossista.

Dall'esame dei flussi commerciali e finanziari e' emerso che il "negozio virtuale" era riservato ad operatori del settore abbigliamento ai quali veniva richiesta la registrazione presso il sito web che alimentava il mercato del falso tramite canali di vendita riservati attraverso account di messaggistica Whatsapp. La finanza ha eseguito perquisizioni e sequestri nei confronti di una trentina di operatori commerciali. Sono stati denunciati a piede libero 35 soggetti, tra cui i titolari degli esercizi commerciali interessati dall'attivita' illecita, per aver introdotto nel territorio dello stato e commercializzato prodotti con segni falsi nonche' per ricettazione.