"Modello Riace per tornaconto politico-elettorale": il Tribunale del Riesame durissimo su Mimmo Lucano

LucanoMimmo4 ottobre2buonadi Claudio Cordova - "In tutto questo non manca ed anzi la fa da padrone il tornaconto politico-elettorale del Lucano che in più di un'occasione fa la conta dei voti che gli sarebbero derivati dalle persone impiegate presso le associazioni e-o destinatarie di borse lavoro e prestazioni occasionali, persone molte delle quali inutili a fini lavorativi o addirittura non espletanti l'incarico loro affidato, sovrabbondanti rispetto ai bisogni eppure assunte o remunerate anche in via occasionale per il ritorno politico-elettorale". È un quadro sconcertante, con l'aggiunta di nuovi elementi investigativi, quello che emerge dalle motivazioni con cui il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha sostituito la misura degli arresti domiciliari con l'obbligo di dimora fuori dal comune di Riace, per Domenico Lucano. Il sindaco sospeso del cosiddetto "modello Riace", basato sull'accoglienza ai migranti, coinvolto nell'indagine "Xenia" della Procura di Locri. Accusato di aver combinato matrimoni falsi tra immigrati e di aver affidato illecitamente il servizio di raccolta rifiuti e pulizia urbana a due cooperative, nelle motivazioni del Tdl i giudici vanno ben oltre le contestazioni fino ad ora rese pubbliche argomentando la sussistenza, seppure scemate, delle esigenze cautelari. Il Riesame più volte, nelle quasi 200 pagine di motivazione, ha più volte sottolineato come Lucano "non può gestire la cosa pubblica(...)egli è totalmente incapace di farlo, e quel che ancora più rileva, in nome di principi umanitari ed in nome di diritti costituzionalmente garantiti viola la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti". Sono state analizzate infatti, una serie di intercettazioni in cui Lucano ragionava sulla sua situazione elettorale e quindi sulla permanenza o meno della sua forza politica in seno al comune. "Le cifre sciorinate dal Lucano - è scritto nelle motivazioni - come corrisposte ai dipendenti delle associazioni sono elevate, ma egli (Lucano) non fa mistero della necessità del mantenimento di questo ingranaggio per potere ancora gestire la cosa pubblica e mantenere così quel modello Riace, o meglio i numeri per Riace che avrebbe dovuto continuare a essere modello nella immagine restituita al mondo intero". Ed ecco che viene proposta all'attenzione del Collegio un'intercettazione in cui il primo cittadino si interroga così: "A Fernanda l'unica cosa è che si trasferisca la residenza a Riace con il marito per poter prendere qualche voto, però non lo vuole fare. Per quello voglio numeri alti, hai capito? Sennò come le gestisco queste cose?". Lucano si rende conto, in alcuni passaggi, che i vari dipendenti e assunti dalle cooperative fanno tutt'altro che lavorare, ma di fatto si sarebbe piegato ai meccanismi elettorali.

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«Egli vorrebbe mandare via quei parassiti, sottolinea il Riesame, da lui stesso assunti e remunerati ma la politica intesa certo, non nella sua accezione pure, glielo impediva così come il pacchetto di voti che a lui sarebbe derivato da quel sistema parassitario che gli consentiva di mantenere quel modello Riace, viziato ab origine". Un'altra intercettazione è indicativa sul punto. Lucano: "La politica mi tiene a me, sennò un minuto ci stavo a mandare a casa, la politica di merda mi tiene non pensare...perché soltanto di Città Futura (una delle associazioni estranea però, dall'inchiesta della Procura ndr) sono 100 voti, mi sono fatto un conto, tutti quelli che lavorano". Lapidarie sono sul punto le parole dei giudici. «Così continuava scientemente a mantenere (Lucano) tra gli altri, quali presidenti delle associazioni tali Capone o Maria Taverniti che erodevano e distraevano soldi pubblici destinati a quelle finalità di accoglienza ed integrazione in nome di un pacchetto di voti". Un ragionamento arrivato dopo la disanima di un'altra intercettazione captata dalla Guardia di Finanza in cui il sindaco sospeso diceva così: "ti spiego perché..approfitta perché sa che mi servono i voti per mandare avanti la baracca altrimenti io la mandavo a fare...". Adesso prendono forma anche le accuse relative alla cattiva gestione dei fondi comunitari per i progetti ministeriali di accoglienza ai migranti. "Egli era controllore- motiva il Tdl- di se stesso e ha garantito il mantenimento ed il nascondimento di quelle opacità e dello sciupio di fiumi di denaro pubblico ( lo stesso Gip da contezza della "mancanza" nelle casse di due milioni di euro") destinato in origine solo al raggiungimento di quei progetti di accoglienza e integrazione. «I voti a me servano per mantenere qesta situazione..loro giocano su questo», dirà sempre Lucano intercettato". Ma c'è di più, e l'immagine impavida e portavoce di un agire cristallino si allontana sempre di più per il sindaco del modello Riace. "Con callida freddezza- è riportato nelle motivazioni- una volta appurato di essere oggetto di indagini giudiziarie oltre che amministrative, progettava la sua candidatura alle politiche come capolista al fine di arginare l'azione giudiziaria nei suoi confronti". Ciò lo desumono i giudici da una conversazione in cui Lucano dice apertamente "per quanto riguarda gli aspetti giudiziaria così a me conviene..ma intanto ovviamente accetto solo se sono primo della lista...".In definitiva per i giudici il quadro accusatorio è sufficiente a mantenere una misura seppur non gli arresti domiciliari, ma comunque una misura che non gli permetta di tornare a fare il sindaco poiché "non può limitarsi il Lucano nel suo delirio di onnipotenza ed è per questo che è socialmente pericoloso e non gli può essere consentito ricoprire carice pubbliche e gestire denaro pubblico. (...) l'indagato vive oltre le regole, che ritiene d'altronde di poter impunemente violare nell'ottica del «fine che giustifica i mezzi"; dimentica per-scrivono i giudici- che quando i "mezzi" sono persone il "fine" raggiunto tradisce quegli stessi scopi umanitari dai quali è scaturito il suo iniziale percorso(..)allarma peraltro il disprezzo e lo sciupio, nella migliore delle ipotesi, del denaro pubblico ed il ruolo attivo del Lucano nel destinarlo a finalità diverse per le quali veniva erogato, la sua inerzia nel tollerare sottrazioni e distrazioni di denaro da parte di quel nugolo indistinto di persone entrate a far parte delle associazioni, il suo attivismo nel coprirle per fini elettorali e di ostinato mantenimento di quel modello Riace, pieno di illegalità e la sua pervicacia nel continuare ad elaborare brogli e stratagemmi anche a fronte delle indagini in corso pur di non perdere i finanziamenti e mantenere intatta quella immagine perfetta di Riace consegnata al mondo in tutti i mondi". Un'immagine di "paladino integerrimo" adesso messa in serio dubbio dal Collegio giudicante e che gli è costata l'allontanamento dal suo paese, Riace che a quanto pare era un "regno" su cui la sua figura esercitava condotte illegali e che andavano ben al di là di fini umanitari.