Lamezia Terme, don Pino Latelli: “La fede nel Risorto è la luce nella nostra sofferenza”

«Dio non è venuto per cancellare la sofferenza. Egli non è venuto neppure per darne la spiegazione, bensì egli è venuto per colmarla della sua presenza e per condividerla». Con questo pensiero di Paul Claudel don Pino Latelli ha risposto a Tiziana Buffone, Innocenza Martello, Lina Mirabelli e Pina Molinaro, responsabili del Cenacolo di preghiera della parrocchia del Carmine, che gli hanno chiesto quale risposta dà la fede alla sofferenza causata dal diffondersi del coronavirus.

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Il sacerdote dà la stessa risposta a se stesso e al nipote don Andrea Latelli, vicario parrocchiale di Sant' Andrea in Conflenti, profondamente addolorati per l'improvvisa scomparsa della giovane Stefania, rispettivamente nipote e cugina dei due sacerdoti, avvenuta qualche giorno fa a causa di una emorragia cerebrale lasciando in una profonda costernazione genitori, parenti, amici e quanti la conobbero inasprita dall'impossibilità di celebrare il normale rito funebre e darle un ultimo e doveroso abbraccio. Don Pino Latelli, in questi difficili giorni del coronavirus, sta accogliendo le ansie e le preoccupazioni di tanti fedeli desiderosi di ricevere una parola di conforto e di essere sostenuti nella fede per sopportare tanta sofferenza.

«Gesù – ha spiegato il prelato – dinanzi alla sofferenza degli uomini non fa mai una "bella predica" ma porta su di sé la croce, la nostra croce e le croci di tutta l'umanità condividendo in tal modo la nostra esperienza di sofferenza, di angoscia e di dolore. Morendo in croce, Gesù mostra l'amore senza limiti di Dio che soffre per noi e con noi, e oggi, in questo tempo di dolore e di smarrimento, infonde nei nostri cuori la speranza che la notte del dolore si apre alla luce pasquale. Il Vangelo di Giovanni ci riporta che Gesù, dopo aver saputo che Lazzaro è morto, si commuove e piange a dirotto.

Le sue lacrime ci ricordano da una parte l'amore che Dio ha per noi e dall'altra ci mostrano come Gesù ha compassione e perciò soffre vedendo la nostra angoscia e le nostre sofferenze. Facendo risorgere Lazzaro, Gesù trasforma le lacrime di tristezza in lacrime di gioia. Ecco dunque la buona notizia che il Vangelo dà oggi ad ogni singolo uomo: Gesù non ci lascia da soli sotto il peso della sofferenza e dello smarrimento. Di fronte al dolore di questi giorni – sottolinea don Pino - siamo tutti deboli ed estremamente fragili: la paura, la rabbia e la ribellione si agitano nel nostro cuore; ai numerosi interrogativi, che sorgono innumerevoli dentro di noi, non riusciamo a trovare risposte esaurienti e forse anche noi, come Giobbe, "urliamo" al cielo il nostro dolore: «Signore, dove sei?».

Dov'è Dio? La risposta per noi cristiani è chiara: Egli è proprio accanto a noi, per condividere la nostra pena e sostenerci con la sua forza, così che non abbiamo a soccombere sotto il peso della prova. Il Signore ci sostiene con la sua tenerezza e la sua consolazione, invitandoci ad accogliere anche il momento del dolore, e tutto ciò può sembrare una assurdità, come tempo di grazia e di crescita. È vero: anche Santa Teresa di Lisieux, sul letto di morte, ripete la frase, divulgata da Bernanos nel "Il diario di un curato di campagna", "tutto è grazia", per esprimere il proprio abbandonarsi nelle braccia della misericordia divina. Questo pensiero è sostenuto anche da San Paolo il quale, nella lettera ai Romani, scrive: "tutto concorre al bene per coloro che amano Dio".

Siamo anche certi che Dio non rimane indifferente davanti al pianto dei suoi figli.

A conferma di ciò l'Antico Testamento descrive tutta la sofferenza di Dio davanti alla miseria del suo popolo schiavo in Egitto e la sua determinazione nel volerlo risollevare. Il Signore disse - leggiamo nel libro dell'Esodo – "ho osservato la miseria del mio popolo, ho udito il suo grido; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo". Nel Vangelo proclamato questa Domenica delle Palme, abbiamo ascoltato che Gesù non fugge davanti alla croce e non cede alle insinuazioni di coloro che, con sarcasmo, gli gridano: "Se Tu sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce e ti crederemo". No, Gesù non è sceso dalla croce, ma ha accettato di attraversare l'oscurità della morte, perché in noi potesse tornare la vita e riprendere con fiducia la speranza attraverso la quale vivere quest'ora di prova e di sofferenza alla luce della risurrezione.

Vivere con Gesù risorto questa difficile situazione determinata dall'epidemia del coronavirus, è dunque scoprire che la vita ha vinto sulla morte, la luce ha vinto contro le tenebre e che, come scrive ancora San Paolo nella lettera ai romani, "nulla ci separerà dall'amore di Cristo... né la tribolazione, né l'angoscia, né la morte, né la vita e nessun'altra creatura". L'augurio, che vuole essere anche un augurio pasquale, - conclude don Pino – è che impariamo da Cristo ad affrontare questi momenti difficili con la certezza che Dio è con noi e a saperci abbandonare fiduciosi al Padre sicuri che Egli ci ama e dà un futuro pieno di speranza».