Parla l’attivista che ha “zittito” Salvini a Soverato: “Nessun danno all’impianto, ho solo staccato e gettato via le chiavi del generatore”

salvini soverato 3"Non ho danneggiato proprio nulla. Ero nella parte posteriore del palco e mi sono accorto che qualcuno aveva lasciato le chiavi attaccate al generatore. All'ennesima bugia che ho sentito, ho solo pensato che non se ne poteva più, le ho prese e le ho gettate lontano, sul tetto di un lido vicino". Lo ha detto a Repubblica.it l'attivista Francesco Noto, che ieri per qualche minuto ha praticamente "silenziato" il comizio di Matteo Salvini a Soverato. Sul palco, il leader della Lega aveva parlato di "un cretino che ha danneggiato l'impianto audio".

Secondo la sua testimonianza fornita a la Repubblica, l'attivista sarebbe poi stato bloccato dagli addetti alla sicurezza dello staff di Salvini: "Uno di loro mi ha messo le mani alla gola, l'altro ha tentato di tirarmi uno schiaffo. Sono stato aggredito da tre persone dell'organizzazione della Lega che hanno reagito alla mia decisione di interrompere l'energia elettrica durante il comizio di Matteo Salvini. Mi sono stati sferrati diversi colpi e solo l'intervento provvidenziale di tre giovani carabinieri ha scongiurato il peggio. Una volta fermato, identificato e perquisito nei pressi del palco, in attesa di essere trasferito in altro luogo, e' sopraggiunto un poliziotto della celere che prima mi ha preso il telefono e in risposta alle mie rimostranze mi ha alzato e scaraventato con la schiena sul paraurti posteriore della camionetta a cui ero poggiato, causandomi escoriazioni e contusioni multiple come refertato dal Pronto Soccorso dell'Ospedale di Soverato".

L'attivista avrebbe riportato una prognosi di sette giorni e si dice pronto a denunciare "un'aggressione inaccettabile".

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Sui fatti di ieri, il gruppo "Mai Con Salvini – 10 agosto Soverato" ha scritto un post, fornendo la propria versione: "Nel pomeriggio ci siamo incontrati in Via Milone per un sit-in che continuasse la contestazione con ironia, con striscioni come "pieni poteri li do solo a mia madre", oltre che il classico "la Calabria è terra accogliente ma tu, Salvini, vattene" già esposto a Catanzaro nello scorso maggio, così come tanti altri. Molti i cittadini, le realtà politiche, le associazioni, i sindacati e i partiti presenti. Un presidio tranquillo, simpatico, leggero, che però non ha mancato di esprimere, in diversi modi, i vari contenuti della protesta. Arrivato Salvini ci siamo spostati verso il palco del comizio, che presentava a caratteri cubitali lo slogan "Prima gli italiani", uno slogan razzista che ha sostituito negli ultimi il "Prima il nord" leghista. L'imponente presenza delle forze dell'ordine, le identificazioni, i cordoni della polizia in assetto antisommossa e la loro carica non hanno impedito ai tantissimi e alle tantissime presenti di arrivare quasi fino a sotto il palco, facendosi largo tra i pochissimi sostenitori salviniani. Il comizio è poi iniziato e proseguito fra i continui fischi, i cori e gli improperi rivolti a Salvini. Qualcuno, a cui va tutta la nostra solidarietà e complicità, ha pensato bene di staccargli il microfono, non sopportando che iniziasse a parlare dei problemi della sanità! Il risultato è che il comizio si è dovuto fermare per mezz'ora. L'autore del geniale sabotaggio è stato immobilizzato, fermato e rilasciato a fine comizio. Altro che discorsi sulla civiltà e sulla legalità fatti dal palco! I leghisti hanno strappato una bandiera della pace e mandato al pronto soccorso una signora, per giunta rubandole la borsa. Ecco chi è Salvini e suoi sostenitori: gente a cui di questa terra non gliene frega niente, tanto da non sapere che Soverato è in provincia di Catanzaro e non di Cosenza! Alla fine, una cosa è certa: gli abbiamo rovinato lo spettacolo, lo abbiamo fatto con ogni mezzo possibile. Abbiamo creato un precedente per cui non solo Salvini, ma chiunque, similmente a lui, verrà nella nostra terra a imporre la sua visione razzista, colma di odio per chi sta peggio e di diseguaglianza sociale, sarà accolto nello stesso modo".